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Contact tracing, troppe parole

Allora, mettiamola così: se vogliamo uscire dal lockdown senza che tutto riparta come prima, oltre al distanziamento e alle mascherine, dobbiamo anche diventare bravi a fare si che i positivi contagino il minor numero di persone possibile, quindi isolarli per fare scendere R0 e tenerlo basso.

I trucco è tutto lì: isolare i positivi più in fretta possibile. Qualunque provvedimento punta a quello. Il lockdown è una approssimazione sub-ottimale perché blocca l’intero paese (e non può durare) e lascia che i contagi proseguano nei nuclei familiari (lo stiamo vedendo).

Quindi: per convivere col virus bisogna saper isolare i positivi. Per farlo bisogna trovarli. Dal 50% al 75% sono asintomatici. Come li trovi?

Coi test.

Ma non possiamo mica testare tutto il paese ogni settimana, non è possibile, quindi serve un modo per fare test dove è più probabile che ci sia un positivo.

L’unico approccio che ha senso è fare i test a chi è venuto in contatto con un positivo e poi allargare il giro. X positivo, testo tutti quelli che sono stati con lui negli ultimi giorni, se trovo altri positivi allargo il giro, testo il condominio, il paese, eccetera. I focolai si contengono così.

Si chiama contact tracing e di norma si fa a mano. Si chiede al positivo ‘dove sei stato negli ultimi giorni?’, ‘con chi ti sei incontrato?’. Si contatta queste altre persone e le si testa, e via così.

L’approccio manuale ha diversi problemi.

E’ lento, ci vuole un sacco di tempo.
Si perde tanti contatti (chi c’era tre giorni fa insieme a te sull’autobus o sul treno? Boh!).
Non scala, per farlo su scala nazionale con una pandemia ci vogliono troppe persone.

Da qui nasce il contact tracing digitale, con gli smartphone, che consente di tracciare i contatti in modo più efficiente perché è automatico, non si basa sulla memoria delle persone, non richiede un intervento umano.

Leggo un sacco di obiezioni, anche da esperti, che mi fanno un po’ cadere le braccia.
Vediamole.

Senza testing non serve a nulla, trovi i contatti e non li puoi testare.
Si, ma il testing serve comunque, app o non app.
Se vogliamo uscire da questo lockdown non possiamo continuare a testare solo i malati gravi. Dobbiamo trovare i positivi asintomatici, sono loro i responsabili della maggior parte dei contagi, quindi dobbiamo testare di più in ogni caso con o senza app.
Il ‘più test’ ci vuole comunque.

La privacy.
Poteva essere un rischio con una app ‘fatta in casa’ in Italia ma abbiamo aspettato talmente tanto che ci hanno pensato Google e Apple e hanno fatto un sistema che non traccia la posizione ed è anonimo quindi la compromissione della privacy è minuscola. Ricordiamoci comunque che i confronto lo dobbiamo fare con il contact tracing manuale, che non è affatto anonimo, dove si registrano nomi, cognomi e contatti di tutti, dati che finiscono in un database.
Il sistema di contact tracing digitale di cui stiamo parlando è invece veramente anonimo.

Il trolling.
Qualcuno potrebbe fare scherzi e sabotaggi. Un rinomato esperto di sicurezza informatica ha fatto l’esempio di bontemponi che potrebbero attaccare un cellulare ad un cane e farlo girare in un parco per registrare contatti.
L’esempio mi sembra abbastanza ridicolo, il rischio di scherzi e sabotaggi ci può anche essere ma per farlo serve la presenza fisica sul posto, bisogna veramente andare in giro a portare un telefono in prossimità  di altri telefoni. Ma quanti cani che corrono nei parchi con cellulari attaccati al collare ci possiamo aspettare? Non mi pare proprio che questo possa essere un sabotaggio significativo.

L’adozione è volontaria.
Questo si che può ridurre l’efficacia: il fatto che in molti scelgano di non usarlo. Intanto l’efficacia si può ridurre ma questo non significa che il sistema non servirebbe a nulla e comunque sarebbe opportuno quantomeno incentivare l’adozione. Ad esempio alcune restrizioni potrebbero cadere se si usa il sistema. Vuoi uscire per esigenze non primarie? Mascherina e app installata. E’ una limitazione della libertà  comunque inferiore a quella che abbiamo oggi. Il metro di paragone è sempre quello del lockdown ogni volta che la curva sale.

E’ una cosa da fare. Da fare bene però. Servono tanti test, quindi tanti laboratori per analizzarli (in Corea ne hanno messi in piedi centinaia), serve una organizzazione che intervenga velocemente. Sono cose da pianificare e organizzare.

Ad oggi questa pianificazione e organizzazione non s’è vista.

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